Dunque, il Gruppo B è stato un periodo indimenticabile della storia dell'auto. Un momento così alto di sviluppo tecnologico guidato da niente più che la pura follia non si era
mai verificato prima, e mai più si verificherà. Per alcuni fu un successo pazzesco (Lancia, Peugeot, Audi...), per altri una totale disfatta/figuraccia (Austin, Citroen, Toyota...),
mentre altri ancora non ebbero modo di poter dimostrare la propria bravura in quanto arrivati troppo tardi, come successe alla Ferrari con la 288 GTO Evoluzione, alla Jaguar
con la XJ220, alla Ford con la RS200 ecc... In questa terza categoria c'è (purtroppo) anche la Daihatsu. Infatti pochi sanno che la Casa giapponese puntava a correre nella massima
categoria del Mondiale Rally nel campionato 1987, e per farlo aveva già pronta la sua Gruppo B.
Sfruttando la collaborazione con la Innocenti e la De Tomaso che aveva dato vita nell'83 alla sua Charade Turbo, la Daihatsu realizzò una macchinetta ispirata nella disposizione
meccanica alla Renault 5 Turbo, dalla quale anche la Peugeot aveva tratto ampio spunto per la realizzazione della sua plurivittoriosa 205 Turbo 16. Infatti il concetto di prendere
un'utilitaria a motore e trazione anteriori e stravolgerne completamente la meccanica montando motore e trasmissione in posizione centrale trasversale e dotandola di sospensioni a
quadrilatero, era stato applicato per la prima volta proprio dalla Renault nel 1979 per la sua fortunata ed amata berlinetta. La Dahiatsu, da casa produttrice di piccole utilitarie, decise
di seguire le orme della Renault e di non puntare all'assoluto ma al successo di categoria, con una coerenza che ad esempio è sempre mancata alla Peugeot, la quale è solita dare ad
un'auto da corsa dalla grande potenza e dai costi esorbitanti, l'aspetto della sua più economica e commerciale utilitaria che niente ha a che spartire con l'auto che corre.
Fu così che la Charade 926R venne sviluppata come trazione posteriore, con un LSD meccanico molto raffinato mosso da un cambio a 5 rapporti.
Era dotata di un motore derivato dal validissimo 3 cilindri DeTomaso da 993cc che già equipaggiava la Charade Turbo e la Innocenti Mini De Tomaso.
Questo nuovo motore, denominato CB70, era dotato di una nuova testata a 2 alberi a camme in testa con 12 valvole, di opportune migliorie a pistoni, albero motore, bielle, ecc..., di un
turbocompressore di maggiori dimensioni con intercooler e di una ECU specifica.
La cilindrata venne ridotta a 926cc (da qui il nome della macchina) per rientrare nella categoria "fino a 1300cc". Era così in grado di erogare 120cv a 6500 giri e 15kgm a 3500 giri, contro i 75cv
della precedente generazione, 120cv non sembreranno tanti, ma se rapportati ai soli 800kg di peso del corpo vettura, assumono tutto un'altro significato.
Le sospensioni erano a triangoli sovrapposti sia all'anteriore che al posteriore, con ammortizzatori a ghiera, l'impianto frenante aveva 4 dischi di ragguardevoli dimensioni e la gommatura era
decisamente generosa, 205/50 VR15 all'anteriore e 225/50 VR15 al posteriore.
Come già in precedenza era stato fatto per la Charade Turbo, venne fatto di tutto per esaltare la collaborazione con i marchi italiani Innocenti e DeTomaso, cavalcando la grande passione
per il Made in Italy che contraddistingue il pubblico giapponese. Quindi la Charade 926R fu letteralmente imbottita di componentistica italiana, che faceva molto "cool", come ad esempio il
volante MOMO da 350mm, il pomello del cambio sempre MOMO, la strumentazione Veglia, gli specchietti Vitaloni (?) i fendinebbia Carello e i cerchi in lega Campagnolo.
Oltretutto, a sottolineare il "sangue italiano" della bestiola, la scritta DeTomaso campeggiava fiera sulle portiere, e anche le prese d'aria "ad orecchio" sui montanti posteriori sembravano arrivare
direttamente dalla Delta S4.
La Charade 926R venne presentata al salone di Tokyo del 1985, con l'annuncio che sarebbero stati prodotti solo i 200 esemplari necessari per l'omologazione in Gruppo B, rendendo l'auto
estremamente escluisva e dandole immediatamente lo stato di "instant classic" e di "supercar".
La stampa di tutto il mondo accolse con grande entusiasmo questa nuova berlinetta da corsa e i pochi giornalisti che ebbero la fortuna di provarla, osannarono la piccola giapponese, che lasciava
tutti esterrefatti per il suo eccellente handling, le sue prestazioni impressionanti e la sua grande facilità di guida.
Purtroppo nel 1986 la FIA decise di cancellare il Gruppo B, e la Dahiatsu interruppe la produzione della Charade 926R dopo solo pochissimi esemplari finiti di assemblare, i quali non arrivarono mai nei
concessionari. Il grande sforzo progettuale compiuto, fu reindirizzato nella successiva serie della Charade, la G100, uscita nel 1987, la cui versione sportiva, la GTti, adottava lo stesso propulsore G70
della 926R, con la potenza ridotta a 100cv.
La Charade 926R fu uccisa nella culla dalla FIA e dalle sue infelici decisioni. Peccato che ce la siamo persa!
Edited by Alexs14 - 5/6/2010, 21:28